Il commuting in bici: una grande risorsa per l’intera industria
Il commuting in bici entrerà nella vita di molte persone, e per l’intero comparto è un’occasione da non farsi scappare. L’industria della bici si trova davanti ad un crocevia storico: la pandemia ha costretto tutti a cambiare sin da subito le proprie abitudini, e continuerà a cambiarle anche in futuro. Il trasporto sarà uno dei settori che più dovrà modificarsi, e di conseguenza le abitudini di spostamento dei cittadini. Il trasporto pubblico lascerà molte quote di mercato al trasporto individuale, e ciò si tradurrà – soprattutto nei grandi agglomerati urbani – nel ricorso a nuove forme di mobilità, prima tra tutte la bici.
La bicicletta è stata riconosciuta da molti Governi come il mezzo più adatto per evitare il contagio, garantendo quel distanziamento sociale che nei mezzi pubblici è fisicamente impossibile mettere in atto. E sempre la bici sarà la soluzione per evitare di congestionare ancor di più città già intasate dalle automobili.
Uno scenario che offrirà nuove ed enormi possibilità a tutti quelli attori del mondo del ciclo che sapranno cogliere il vento del cambiamento. Il futuro sta bussando, ed è necessario farsi trovare pronti. Da qui la necessità non più prorogabile per le aziende di farsi accompagnare da partner strategici, competenti in questo particolare comparto, e che siano in grado di sviluppare soluzioni comunicative adeguate in questo momento decisivo.
Il lockdown: un colpo durissimo per tutti, ma ancor di più per il mondo bici
L’industria della bici è stato uno dei settori più colpiti dal flagello Coronavirus: dapprima le produzioni sono state interrotte nell’estremo oriente; quando poi la crisi sanitaria ha fatto prepotentemente irruzione nel vecchio continente è arrivato il secondo, durissimo, contraccolpo causato dal blocco totale delle attività sociali al fine del contenimento del virus: le attività commerciali sono state sospese, e con loro tutta la rete di distribuzione al dettaglio dell’industria della bici.
Un colpo durissimo, questo, per un comparto che nei mesi primaverili basa gran parte del proprio business. È noto che il mercato delle biciclette sia particolarmente sensibile all’arrivo della bella stagione, e l’averlo privato in toto dei mesi di marzo ed aprile è stato sicuramente un fattore di shock per tutta la filiera; così per i dettaglianti, così per i produttori di conseguenza.
Le ricadute economiche sono state severe, indubbiamente. Ci sono però degli elementi che suggeriscono come nel futuro a breve, medio, e molto probabilmente lungo termine, il comparto della bicicletta potrebbe ricoprire un nuovo ruolo di centralità, sia nella fase di “ripartenza” sia nelle nuove abitudini che le linee guida dei governi suggeriscono, e suggeriranno, con l’obbiettivo di favorire il distanziamento sociale utile al contenimento della catena dei contagi.
In questo articolo esporremo le nostre considerazioni a tal proposito riflettendo sulle potenzialità che l’industria della bici deve assolutamente sfruttare, non solo per recuperare il terreno perduto, ma soprattutto per inserirsi in quello che potrebbe rappresentare un vero e proprio new deal per l’intero comparto.
Il commuting in bici: la scelta perfetta per attuare il distanziamento sociale
Tutti abbiamo dovuto imparare, nostro malgrado, che il distanziamento sociale è al momento la precauzione più efficace al fine di proteggersi da un possibile contagio. Lo abbiamo imparato durante l’ormai arcinoto lockdown, e dovremmo nel futuro immediato assimilarlo come parte integrante del nostro comportamento: dovremmo modificare profondamente le nostre abitudini quotidiane, una fra tutte le abitudini inerenti gli spostamenti.
Autobus, treni, metropolitane super affollati dovranno essere un lontano ricordo, tanto che a tal proposito gli ingressi saranno contingentati per via legislativa; é quindi evidente come la mobilità vada ripensata promuovendo la mobilità individuale.
Se i mezzi di trasporto pubblici non potranno essere più la prima scelta, non si può pensare che il trasporto quotidiano venga rimpiazzato dalle automobili, perché ciò significherebbe innanzitutto portare al collasso le già congestionate infrastrutture cittadine deputate alla circolazione dei mezzi privarti, e in secondo luogo – ma non per importanza – queste avrebbero un impatto devastante sulla qualità dell’aria.
Per queste ragioni la bicicletta si candida ad essere il mezzo di trasporto del futuro, e questa nuova giovinezza del mezzo a due ruote sarà linfa vitale per l’intero comparto: tanto per i produttori di biciclette, tanto per i produttori di abbigliamento, scarpe ed accessori ad essa dedicati.
Insomma, la parola d’ordine sarà mobilità sostenibile.
Incentivi dal Governo per l’acquisto di biciclette normali e a pedalata assistita
I primi passi in questa direzione arriveranno proprio dal Governo che ha deciso di erogare degli incentivi volti all’acquisto di biciclette ed ebike. Questa scelta sarà sicuramente un’opportunità per l’intera filiera dell’industria della bici: ovviamente ne beneficeranno i dettaglianti che venderanno il prodotto, ma a cascata questo favorirà anche le aziende distributrici e quelle produttrici.
L’obbiettivo del Governo è di decongestionare quanto più possibili i mezzi pubblici, soprattutto nelle ore di punta ora che la vita sta pian piano riassestandosi su canoni più vicini alla “normalità”, e quindi un gran numero di lavoratori finora chiusi in casa avranno la necessità di coprire il tragitto “casa – lavoro”.
Sarà importante per i player del settore non farsi sfuggire questa opportunità, pertanto comunicare in maniera adeguata con i potenziali interessati a questo tipo di iniziativa sarà d’importanza vitale. E si badi bene che questa molto probabilmente non sarà una semplice erogazione di fondi fatta una tantum: la posta in gioco è molto più alta in quanto il panorama che si prospetta è quello di un cambio nel paradigma della mobilità di tutti i giorni. Questo potrebbe rivelarsi il momento ideale per assicurarsi la fedeltà di un cliente che non sceglierà solo un prodotto, ma farà una vera e propria scelta di campo, farà una scelta di stile di vita.
Questo presupposto deve far riflettere tutti gli attori dell’industria della bicicletta: da chi produce biciclette, a chi produce accessori; da chi produce abbigliamento a chi produce borse. Questa è una fase in cui molte aziende getteranno solide basi per il proprio futuro; oppure non lo faranno, con tutti i rimpianti del caso. Comunicare le potenzialità del proprio brand potrà garantire un rapporto duraturo con chi opererà una scelta così netta di vita.
Milano, capitale economica, sarà pioniera della mobilità alternativa
Milano è capitale economica d’Italia: è fucina di talenti, di mode e di tendenze. Milano, in Italia, anticipa i tempi; da sempre. C’è quindi da guadare con particolare attenzione verso Milano, e soprattutto è bene osservare come essa abbia deciso di muoversi per il futuro.
Il capoluogo della Lombardia, ovvero della regione che in Italia è stata colpita più duramente dal Covid-19, si sta preparando ad una ripartenza che più che in altri luoghi avrà il sapore di una vera e propria rinascita. Il progetto, presentato dal consigliere per la mobilità Granelli si chiamerà “Strade Aperte”.
“È una chance per guardare al futuro e pianificare una città dove la gente possa vivere e lavorare libera dall’inquinamento causato dal traffico”, così lo stesso consigliere descrive il progetto in un’intervista concessa al quotidiano britannico “The Guardian”. Parole, queste, che manifestano in modo evidente la volontà di pensare non solo ad una soluzione per il trasporto in tempo di crisi, bensì il desiderio di riprogettare sin dalle basi la mobilità di una città che guarda ad un futuro sostenibile.
Promuovere l’uso della bicicletta è una scelta che oltre ad aiutare a decongestionare la città dal traffico – e quindi dall’inquinamento a questo collegato – aiuterà anche l’economia locale. È risaputo come le persone che si muovono in bicicletta siano più propense a vivere il centro città, frequentando quel ricco panorama di piccole attività commerciali che caratterizzano il paesaggio urbano.
Sul piano concreto queste iniziative prenderanno forma con la costruzione ex-novo di ben trentacinque chilometri di piste ciclabili e limitando i parcheggi al fine di disincentivare gli automobilisti – e le automobili – dal raggiungere il centro città. Una scelta di campo netta quella dell’amministrazione milanese, la cui portata della sfida può essere compresa in maniera ancora più chiara se si pensa ai numeri in gioco.
Milano è un blocco abitativo di circa 1,4 milioni di abitanti, e ogni giorno la metropolitana, nel periodo precedente al lockdown, si facevano carico di muovere quasi 1,37 milioni di persone; comprendendo in questi valori anche le persone provenienti da fuori città. Inutile dire che stiamo parlando di numeri decisamente importanti.
C’è un altro fattore che è utile prendere in considerazione in questa disamina, per comprendere a fondo le possibilità offerte da questo cambio di mentalità, ovvero il tragitto medio percorso quotidianamente da ogni abitante: meno di 8 chilometri. Risulta evidente che questo è un tragitto che può tranquillamente lasciare spazio a mezzi di trasporto diversi, tra i quali la bicicletta, a punto.
Se poi si prende in considerazione i dati relativi alle abitudini di spostamento ante-crisi Coronavirus, e si scopre che solo il 2% si faceva regolarmente ricorso a mezzi di microtrasporto, allora si ha un quadro chiaro delle potenzialità che questo fenomeno ha per l’industria della bicicletta. Nella sola Milano ci troveremo di fronte ad un considerevole numero di persone che per la prima volta si avvicinerà alla bicicletta, e lo farà come scelta di vita, questo a beneficio dell’intera comunità. Vi saranno vie meno congestionate, vi sarà un’aria meno inquinata e vi sarà la possibilità per un intero comparto, quello del ciclo, di poter rispondere in modo veloce ed efficiente ad una necessità oramai concreta.
Per molte persone la bicicletta diventerà parte integrante della propria vita: si modificheranno usi ed abitudini, e sarà per queste necessario acquisire nuove competenze rispetto ad un nuovo modo di muoversi, così come sarà necessario per queste adottare delle strategie e degli strumenti che permettano la realizzazione di questo inedito modo di muoversi.
Come il commuting salverà l’industria della bici dalla crisi del Coronavirus
Pur avendo pagato un prezzo altissimo nei primi mesi del 2020, l’industria della bici si trova di fronte ad un nuovo orizzonte dalle possibilità enormi; un orizzonte nemmeno lontanamente immaginabile fino a pochi mesi fa.
Vi sono nuove esigenze di trasporto da un lato, e la volontà da parte delle istituzioni di promuovere una nuova cultura della mobilità: sono due elementi che combinati insieme non potranno che dare origine a un nuovo enorme mercato che saprà ampiamente ripagare gli sforzi che chi deciderà di mettersi in gioco sosterrà.
Il panorama è per certi versi nuovo e sgombro da nuvole. Nuovo perché ci troviamo davanti a persone che per la prima volta approcceranno questo tipo di mobilità, ed avranno bisogno degli strumenti giusti per districarsi in questo nuovo universo.
Gli attori del mondo bici che sapranno farsi trovare pronti, faranno sicuramente la differenza.
E la differenza la farà chi saprà comunicare meglio con il pubblico al quale vorrà rivolgersi, interpretando al meglio le richieste che da questo perverranno, e rispondendo nel miglior modo alle domande dei potenziali clienti.
Ci troveremo difronte ad uno scenario inedito, fino ad ora poco battuto – come quello del commuting – nel quale le persone necessiteranno di strumenti adeguati.
Ci troveremo di fronte ad un nuovo paradigma, e in quanto tale anche gli strumenti dovranno essere nuovi. Proporre prodotti (siano essi capi d’abbigliamento, biciclette, caschi o qualsiasi altro) sarà una condizione necessaria ma non sufficiente. Il brand che saprà accompagnare il cliente in questa trasformazione fornendogli anche degli strumenti culturali, riuscirà ad assicurarsi l’affetto di chi questa trasformazione la sta vivendo in prima persona.
Così come sarà indispensabile un adeguamento nell’offerta delle aziende, qualora la loro gamma di prodotti non ve ne fossero in grado di rispondere alle esigenze nascenti. La duttilità e la capacità di adeguarsi al contesto giocheranno un ruolo a dir poco cruciale.
Siamo difronte ad un fatto storico, e le aziende non potranno permettersi il lusso di farsi sfuggire questa occasione: è un treno che si prenderà o non si prenderà. Ecco perché in questo delicato passaggio sarà fondamentale per le aziende farsi accompagnare dai giusti partner che conoscano bene il settore e soprattutto conoscano il pubblico di riferimento. Una condizione imprescindibile, questa, per riuscire a percepire nel migliore dei modi le esigenze per poter conseguentemente proporre una comunicazione adeguata e utile a far percepire i benefici del proprio marchio.